Testo al fuoco

Non avvolgerà da principio il tema. E nel muoversi avrà di fianco sempre piccole nicchie di diversa concentrazione. Spero questo non dia disturbo. Ma la natura di questa materia deve costituirsi e così la raccolgo. Il fuoco si fabbrica! Ma cosa c’è da bruciare?

‘Lontano’ di Goffredo Parise. Un libro che raccoglie certi suoi viaggi, più in verità, momenti ben lucidi di certi incontri, di dati luoghi, di particolari dei suoi giri del mondo. Sono, come recita la copertina, ‘improvvisi scatti della memoria’. Apparvero per la prima volta in un oggetto del tempo che mangia sé stesso, il giornale, e nello specifico, nel Corriere della Sera, tra l’aprile del 1982 e il marzo del 1983.

Non c’è una storia, un filone che passa o un grande tema che percorre con lui la penna, ma punti, piccole centrali di parole, dei circoscritti e separati cerchi di tempo. Ci sono delle descrizioni soprattutto (un ricordo è forse così che si può rappresentare, perché nella minuzia si è racimolato quello che non abbiamo dimenticato. Il ricordo è tutto nelle sue fattezze, nelle stesse fattezze della cosa che ricordiamo). I dettagli colpiscono. Non se ne ha, come lui aveva, rapporto l’un l’altro, non c’è quella memoria temporale che tutto lega, che solo nella sua mente ordinava, nei fatti, nei voli presi, negli appuntamenti dati. Per noi fuori da lui restano capitoli ordinati in sequenza.

Allo stesso modo questa struttura a punti e per parti, seppur sempre in nome di un alfabeto personale, compare in un’altra sua opera, ‘Sillabari’. Ogni lettera dalla A alla S porta una parola. Una parola che è essenzialmente nella vita di tutti noi e di cui G. Parise aveva certamente fatto esperienza. E a questi occhi il Sillabario l’ha scritto come per dire, siamo tutti come tutti, e se ad una data parola ti interrogherai, ti chiederai cosa valga e che sia, puoi trovarla e capire se era come l’hai vissuta.

Si vada per la parola ‘fuoco’ e non c’è. Anche stupidamente perché G. Parise il suo Sillabario l’ha scritto per i sentimenti, come recita sempre la copertina ‘una raccolta dedicata ai sentimenti umani essenziali’.

Ci sono poche parole per ogni lettera, non è un sillabario al pari di un dizionario. E le parole cercate molto spesso non ci sono. Si va come per pescare. ‘Se il pesce ci sarà proverò a pescarlo, se non ci sarà avrò comunque fatto un bel giro al mare’.

Si cambia mano verso la parola ‘ricordo’. Si ritorna al sistema di ‘Lontano’ che va per ricordi. Riecco, il sillabario non ha la mole di un dizionario. ‘Ricordo’ è facile da trovare e c’è. L’indice è una lista breve. E a tal proposito quelli che lo hanno letto si chiedono sempre perché non arrivi alla Z.

‘Alla lettera S, nonostante i programmi, la poesia mi ha abbandonato. E a questa lettera ho dovuto fermarmi. La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l’amore.’

‘Ricordo’ si salva, c’è un piccolo racconto in suo nome. La vita di tre amici diventati adulti. Per il protagonista uno più affezionato dell’altro, quello con Bertino. Lui è finito col fare il portiere in un stabile in centro a Milano. Dice di non aver seguito la strada del padre, che era giostraio. Ha venduto la licenza infatti. Tuttavia il destino di quelle giostre non ebbe lungo corso anche col nuovo proprietario. Pochi anni fa, dice, furono distrutte dalle fiamme, un rogo grandissimo che fece notizia sui giornali.

C’è di nuovo il giornale, è un’altro tipo di lettura che si brucia, spesso fa da ‘stoppino’ (anche detto lucignolo, piccola luce) per un fuoco che si vuol fare presto. 

Alla parola ’ricordo’ si trova dunque il fuoco.

A stupire (per personale parere sia chiaro) è il fatto che sia un libro che si legge e non che si pronuncia magari scandendo. Quindi i suoni delle sillabe dove sono allora? 

Non ci sono, anche se nella parola ‘sillabario’ di sillabe non ne mancano…

In ogni caso mettono tutto a sistema.

E con lo stesso funzionamento e per falsariga, alla parola fuoco cominciano quei libri o storie incontrati.

Al suono di roghi e delle biblioteche in fiamme persistono altri titoli.

La biblioteca data alle fiamme di quell’uomo che aveva fatto dei libri la sua casa e la sua ragione di vita, dentro un noto libro di E. Canetti che si chiama ‘Auto da fé’. 

Al tempo dell’Inquisizione era il processo su pubblica piazza, (ereditato dalla lingua portoghese, si scrive ‘acto de fe’, atto di fede) che bruciava chiunque rifiutasse di pentirsi di fronte alla Chiesa.

Un paese viene distrutto materialmente nelle sue strade, nei suoi edifici e nella materia della sua testa, dando fuoco alle biblioteche, distruggendo la cultura di tutti, uccidendo i suoi uomini.

C’era qualcuno che si ricordava le urla di Giordano Bruno mentre ardeva? Forse qualcuno ne ha scritto. Forse Jose Saramago.

Quello che nei libri manca sempre è il suono. Un libro può essere letto ad alta voce è vero. Ma quello che si ritrova resta tuttavia il suono delle parole.

Certi suoni sono stati chiamati da certe parole. È quanto mi ricordano fischio, bisbiglio, tonfo, che questi suoni cioè diventano dei fantasmi, e le parole con cui li si chiama, materia fantasmatica.

Il suono chiamato per parola si trova nei libri, ma si conosce perché si ricorda nella memoria delle proprie orecchie. Per il fuoco c’è il crepitio, che vale tuttavia anche per la grandine quando cade.

Vedi altri ricordi di fuochi:

C.E. Gadda, nel racconto ‘l’incendio di via Keplero’.

L’incendio della riserva dello Zingaro lo scorso agosto. È un enorme luogo del nostro paesaggio. Tuttavia non ha particolari specie arboree, si trovano quelle più comuni, in compenso c’è tanta stoppa, una miccia per chiunque voglia distruggere;

I fuochi nella Siberia dove il ghiaccio e il fuoco si incontrano di nuovo ad agosto;

Fuoco grande è un’espressione che nel nostro paese, a sud, significa un atto, un fatto di grande potenza e impatto, certamente eccezionale. Questa espressione poteva rappresentare bene la storia di un romanzo scritto a due mani, da Cesare Pavese e Bianca Garufi, pubblicata per Einauidi nel 1959;

Il fuoco taglia fuoco che isola i terreni e pulisce le campagne ad inizio estate;

Le fiamme di Notre Dame e di quelle della casa dei miei dirimpettai appena un’estate fa;