
CONVERSAZIONE DI GIULIA MONTE CON TICKO LIU
Ticko Liu vive ad Hong Kong, nel 2019 si è laureato in Arti Visive presso la Hong Kong Baptist University. I suoi lavori sono profondamente ispirati all’arte asiatica. Le sue creazioni cercano principalmente di reinterpretare l’oggetto attraverso il processo artistico. Ticko ha partecipato a diverse fiere ed esposizioni, tra cui Fine Art Asia e Affordable Art Fair.
Ha di recente inaugurato “The Mystery Boxes”, un solo-show esposto in un famoso punto di aggregazione artistica di Hong Kong: la PMQ 元創方.
Ticko, inizierei l’intervista chiedendoti come si è sviluppato il tuo percorso artistico? Prendi ispirazione da qualche artista specifico?
Ho finito il mio percorso di laurea nel 2019, nel corso del secondo anno ho fatto il mio primo solo-show. Nonostante non sia stato un grande successo, ha fatto comunque il suo dovere: ha ribaltato la mia concezione di arte e fruibilità, dandomi una chiara prospettiva di cosa un artista dovrebbe essere. Ora sono sicuro che, qualsiasi cosa succederà nella mia vita, sarò un artista per il resto di essa. In poche parole, il mio processo creativo consiste nel concentrarmi sulle piccole cose che ci circondano per darne poi una visione allargata, una prospettiva completa. Come reference uso qualsiasi pittore il cui lavoro sento mi ispiri, soprattutto a livello estetico: ad esempio Andrew Salgado, Andy Dixon, Peter Doig, Van Gogh. Di certo c’è un elemento specifico dell’arte che mi ha molto condizionato, ovvero la stampa su legno giapponese chiamata Ukiyoe(1). Il modo in cui quegli artisti giapponesi hanno rappresentato la vita di tutti i giorni mi ha affascinato e l’ho trovato tremendamente distante dalla pittura occidentale. Vorrei essere in grado di includere quello stile nei miei progetti, è qualcosa su cui sto lavorando da tempo.

Per quanto riguarda la tua recente mostra personale “The Mystery Boxes”, attorno a che topic hai costruito e creato le opere?
L’idea per “The Mystery Box” arriva dal paradosso del gatto di Schrödinger: prima di aprire la scatola non si sa se il gatto sia vivo o morto. Puoi quindi evitare di porti il problema evitando di aprire la scatola, assumendo che tutto vada bene. Con questo progetto cerco di paragonare questa teoria alla procrastinazione sottolineando che non importa il gesto di fare o non fare qualcosa, importa l’attitudine con cui quel qualcosa si fa o non si fa. L’esibizione è divisa in tre parti: la prima consiste in visualizzare questa attitudine, la seconda in un’analisi dell’interazione e della distanza tra la scatola e l’interlocutore, la terza è una simulazione di come maneggiare la scatola.

Come ti approcci al mondo dell’arte? Credi ci siano differenze fra il mondo artistico asiatico e quello occidentale?
Non credo ci sia una differenza sostanziale tra il mondo dell’arte di Hong Kong e quello occidentale, dal momento che Hong Kong ha avuto una fortissima influenza dall’occidente che sta alla base della sua formazione. Per quanto riguarda il mio approccio, solitamente è quello di conoscere gente nuova ed essere educato con i peers. Essere educato è molto importante per me, aiutare chi ho intorno spesso ripaga per il futuro. Che poi l’importante è fare lavori di qualità! Non quelle merde profonde e confuse di cui nessuno capisce nulla. Parlo di concetti presentati bene, che hanno senso sia nella pratica che nella teoria. Un’altra cosa importante è la quantità del lavoro, creare tanto senza temere di fare un lavoro “brutto” perché sarà comunque la base per i lavori buoni. In ogni caso, il fine più importante è sempre solo quello di creare un buon lavoro.
Parliamo di Hong Kong, il tuo lavoro commenta o rappresenta la situazione politica attuale? Credi che questa situazione influirà sul tuo percorso e la tua carriera come artista?
Credo che la situazione politica e sociale attuale di Hong Kong non solo colpirà me come artista ma anche chiunque altro lavori nel campo dell’arte. L’arte però diventa educazione durante la resistenza, viene allevata in nicchia durante questi disordini sociali. Un po’ come tutte le altre forme artistiche, la musica e il cinema continuano o almeno provano a resistere. I film, i documentari di libera produzione ne hanno risentito pesantemente. Ad esempio, di recente è stata vietata la proiezione nei cinema hongkonghesi della pellicola “Documentary Screening: Inside the Red Brick”(2), che riguarda il Politecnico di Hong Kong che alcuni ricorderanno come uno degli episodi più violenti degli scontri avvenuti tra civili e polizia.(1) Dopo il mio ultimo anno alla Baptist avrei dovuto iniziare a studiare per il mio master, affittare uno studio e magari iniziare una famiglia, invece sono iniziati i disordini e la possibilità dell’istituzione della legge di estradizione in Cina ha sconvolto il mio percorso di vita. Unendomi all’Anti-ELAB Movement (Anti-Extradition Law Amendment Bill Movement)(3) ho davvero pensato che il governo di Hong Kong potesse accogliere e ascoltare le richieste di noi giovani come risposta abbiamo ottenuto una tremenda privazione di libertà e di autonomia politica della città. Poi è arrivato il Covid 19, le proteste si sono fermate e ora, sotto la legge di sicurezza nazionale(4), Hong Kong non è molto diversa dalla Cina. È un periodo di profondo terrore. La legge di sicurezza nazionale è uno strumento di persecuzione, non sai mai dove si trova il limite da non superare. Quello che sta succedendo è un esempio concreto di come lavora la Cina: zittisce e castiga. Con questa legge hanno mandato i parlamentari del partito democratico in prigione. Il mio lavoro non è particolarmente politico, anzi direi che non è politico per niente. Non amo la politica, specialmente dopo i fatti del 2019 che hanno “educato” la popolazione a diffidare da essa. Me compreso. A questo punto della mia vita ho comunque capito che diventare un artista di successo non è importante perché, volente o nolente, non smetterò mai di dipingere o creare anche se questo non mi porterà ad avere successo. La cosa più triste è che tutta questa situazione ha eroso la bellezza e i valori di Hong Kong, il posto in cui ho vissuto per venticinque anni non esiste più.

Note:
(1) ukiyo-e (浮世絵 “immagine del mondo fluttuante”) è un genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno, fiorita nel periodo Edo, tra il XVII e il XX secolo.
(2) Hong Kong cinema scraps screening of protest film to avoid ‘unnecessary misunderstanding’