Incorporea
Mostra di Claudia Amatruda
29.09 – 05.10.2024
Inaugurazione 28. 09. 2024 ore 18.30 

Incorporea è la mostra presentata da Claudia Amatruda al termine del suo periodo di residenza presso Parsec. Il titolo rimanda direttamente al concetto di incorporeal, ovvero ciò che esiste al di là del corpo fisico o della materia tangibile. La filosofa Elizabeth Grosz esplora questa idea definendo l’incorporeo come “gli eccessi al di là e all’interno della corporeità”, cioè quelle condizioni che non solo inquadrano, ma orientano e dirigono i processi materiali e i corpi. In questo senso la materialità è un’entità fluida, un campo di potenziale e continua trasformazione. Questo concetto si manifesta in modo tangibile nelle opere in mostra: una scultura di cera che rappresenta una stampella e un video che riprende un fiume dalle acque dall’aspetto metallico. Entrambe le opere propongono uno scambio di proprietà tra materiali e corporeità, superando il binarismo tra naturale e artificiale, organico e inorganico.

La scultura di cera trasforma un oggetto quotidiano e funzionale – solitamente freddo, metallico e simbolo di resistenza – in un’entità organica, quasi simile alla pelle. La cera, solitamente associata alla fragilità e alla caducità, suggerisce una fusione tra corpo e oggetto, essere umano e dispositivo tecnologico, richiamando la figura del cyborg descritta da Donna Haraway in Manifesto Cyborg. La stampella non è più semplicemente un’estensione artificiale del corpo umano, ma diventa essa stessa parte del corpo, evocando un’idea di corporeità ibrida in cui i confini tra organismo e tecnologia si dissolvono. Al contrario, nel video, l’acqua del fiume si presenta in forma metallica, creando una tensione tra fluido e solido. Il fiume, simbolo di vita e fluidità, si trasforma in un elemento algido, meccanico, destabilizzando le aspettative legate alla sua materialità. In questo caso, il metallo, associato alla rigidità e alla tecnologia, si appropria delle caratteristiche dell’acqua, ribaltando il nostro modo di percepire l’interazione tra elementi naturali e artificiali.
Grosz, offre quindi una chiave di lettura preziosa per comprendere il legame tra queste due opere. L’incorporeo non è un’entità separata dalla materialità, ma un “eccesso” presente all’interno della materia stessa, un potenziale di trasformazione e divenire. Nella scultura e nel video, la materialità è messa in questione: la cera diventa pelle, la pelle diventa tecnologia, l’acqua diventa metallo, e il metallo diventa flusso.

Un altro elemento cruciale per comprendere il rapporto tra le opere di Amatruda e il corpo stesso dell’artista, potrebbe essere analizzato attraverso il concetto di intra-action di Karen Barad, che suggerisce che i soggetti e gli oggetti non esistono separatamente ma sono co-costituiti attraverso le loro interazioni. La scultura e il video non sono entità isolate, ma parti di un’unica rete di relazioni materiali.  Amatruda evoca così un assemblage1 che diventa qui un concetto chiave. La mostra presentata non vuole quindi essere una somma di oggetti distinti, ma un’unione dinamica di elementi vibranti, dotati di una propria agency. Ogni assemblaggio deve infatti la sua vitalità alla qualità intrinseca della materia che lo compone. 

Incorporea diventa quindi un’indagine sul divenire della materia e del corpo, dove la distinzione tra soggetto e oggetto si dissolve. La cera, il metallo, l’acqua e il corpo non sono più entità separate, ma parti di un unico assemblaggio di forze, che evocano una corporeità sempre in trasformazione.


Orari di apertura: 
Domenica: 16.30 – 20
Lunedì e Martedì su appuntamento
Mercoledì – Venerdì 16.30 – 20
Apertura straordinaria: Sabato 16.30 – 22

In occasione dell’apertura serale di sabato, sono previste visite guidate condotte dall’artista.

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Claudia Amatruda (1995, Foggia) è un’artista visuale che vive e lavora a Bologna. Il suo lavoro si concentra sulla rappresentazione del corpo attraverso la fotografia e video installazioni, affrontando tematiche sociali sostenute da ricerche su testi scientifici e letterari. Dal 2021 a oggi il suo progetto When you hear hoofbeats think of horses, not zebras viene esposto in Italia, Grecia, Francia, Olanda e Inghilterra. Nel 2022 vince la Menzione speciale per la sezione Fotografia Emergente del Premio Francesco Fabbri. Secondo Il Giornale dell’Arte è tra i 30 artisti under 30 del 2023, e nello stesso anno lavora come assistente di studio dell’artista Francesco Jodice. Attualmente è tra i finalisti del Premio Luigi Ghirri ed ha esposto il suo lavoro Good Use of My Bad Health al Festival Fotografia Europea 2024.

L’evento rientra nella rassegna Terrapolis, realizzata con il contributo del Comune di Bologna. 

  1. Termine molto importante tratto dal pensiero di Félix Guattari e affrontato anche dalla filosofa Jane Bennet. ↩︎